Approfondimenti
Intervista al Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale
Mario Doni è una piccola azienda che non solo ha fatto della lavorazione artigianale la sua carta vincente, ma si è anche fatta portavoce della propria terra, la Toscana, in cui una delle arti più antiche è senz’altro la lavorazione della pelle.
Tutti i manufatti firmati Mario Doni sono realizzati artigianalmente con materie prime di qualità lavorate secondo l’antica tradizione Toscana. Prima tra tutte la vera pelle al vegetale, di cui ci parlerà in questa breve intervista il Consorzio Vera Pelle al Vegetale di Ponte a Egola.
Perché con la Concia al Vegetale spesso si parla di “ritorno alle origini”?
La concia al vegetale è una lavorazione antichissima che ha origini nella preistoria e che, oggi come allora, utilizza solo estratti di legno per il processo di concia. I conciatori toscani sono riusciti a preservare questo antico metodo di conciare le pelli e a far sì che non venisse dimenticato, tramandandosi di padre in figlio la preziosa tradizione artigianale che oggi, con i dovuti adeguamenti tecnologici, sta alla base di questa lavorazione.
Quali sono le fasi principali di lavorazione?
Il processo di concia si può sommariamente dividere in 3 fasi: preparazione o riviera, momento in cui le pelli vengono preparate alla concia: in questa fase infatti, vengono tolti il sale di conservazione, il pelo, il grasso e le impurità varie. Successivamente c’è la fase a umido, che prevede concia, riconcia, tintura e ingrasso: questa è la fase nobilitante del processo, che dà le caratteristiche al prodotto finale. In fine vi è la rifinizione, una sequenza di fasi meccaniche che modificano l’estetica del prodotto.
Da cosa dipende la scelta dei tannini usati e cosa comporta?
Questa sostanza si trova concentrata in numerose tipologie di alberi e piante, e può essere presente sia nella corteccia che nelle foglie, nel legno o anche nei frutti e nelle radici a seconda della pianta. Sono i tannini a dare alla pelle conciata quella caratteristica di unicità che la rende così particolare e diversa da altri tipi di conciato: la pelle conciata con tannini vegetali si distingue già dal “profumo di cuoio”, ad esempio, che è irripetibile e connotativo.
Il tannino più noto e antico è l’estratto di castagno ottenuto dal tronco della pianta omonima. Le caratteristiche peculiari del prodotto rendono l’estratto tannico di castagno particolarmente adatto per la concia di pelli pesanti e, in particolare, del cuoio per suola, in quanto permettono di ottenere un cuoio fermo, compatto ma flessibile, elastico, di buon colore, resistente alla luce e con buona impermeabilità all’acqua.
Il più diffuso nella concia al vegetale è l’estratto di quebracho, un albero che cresce prevalentemente in Argentina. Il suo colore, la sua bellezza e la sua naturalezza ne fanno un componente di prim’ordine nella pelletteria di lusso. La concia al quebracho significa calore, profumo, morbidezza, resistenza. Oltre agli estratti di castagno e di quebracho trovano impiego in ambito conciario gli estratti di mimosa, che conferiscono un colore rosato ai pellami per pelletteria, suola e calzature.
Esistono molti altri estratti vegetali (tara, gambier, mirabolano…), ma i tre sopra descritti sono quelli principalmente usati nella concia al vegetale in Toscana. Possono essere usati singolarmente o in combinazione fra di loro. La scelta della miscela di concia dipende dalle caratteristiche che si vogliono dare alla pelle finita e ogni conceria ha le sue personali ricette.
Spesso si sente dire che la Concia Vegetale sia “eco-friendly”, è davvero così?
A seconda del pellame finito che si vuole ottenere e della destinazione d’uso che gli si vuol dare, è più indicato un tipo di concia o un altro e la sostenibilità del prodotto non dipende particolarmente dal tipo di agente conciante che si decide di utilizzare secondo noi, ma dalla cura e dall’attenzione con cui si esegue il processo di lavorazione. La differenza sostanziale fra concia vegetale e concia minerale è che nel primo caso si usa come agente conciante un tannino vegetale estratto da piante, mentre nel secondo caso si utilizzano sali di cromo o altri metalli. In ogni caso si tratta di un processo di trasformazione industriale che genera scarti di lavorazione potenzialmente inquinanti, ma di diversa natura e che devono essere trattati in maniera distinta.
La concia al vegetale produce reflui conciari con alta concentrazione di inquinante di tipo organico che, nel caso del distretto toscano, vengono inviati a trattamento nell’impianto di depurazione consortile. Al termine del trattamento di depurazione, i fanghi di risulta, proprio perché di provenienza organica, vengono trasformati in fertilizzante per agricoltura. Le acque, depurate, vengono re-immesse nel fiume Arno.
Più che chiedersi quale tipo di concia sia meno inquinante, crediamo sia più utile chiedersi quali siano i distretti produttivi più attenti all’ambiente e più organizzati tecnologicamente per ridurre al minimo l’impatto ambientale. Il distretto conciario toscano è all’avanguardia nel mondo da questo punto di vista. Ci sono altre zone del pianeta dove questa attenzione ancora oggi non c’è, sia per la concia al cromo che per quella al vegetale.
Per quanto riguarda l’aspetto tossicologico, la concia al vegetale usa tannini provenienti dalle piante che non contengono metalli. Per coloro che sono allergici ai metalli, dunque, la pelle conciata al vegetale è spesso una buona alternativa raccomandata anche dai dermatologi perché si possono così evitare fastidiose dermatiti da contatto.
Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di questo tipo di Concia rispetto ad altre?
La pelle al vegetale, essendo conciata con tannini naturali, è una pelle che continua a vivere e a trasformarsi nel tempo. Cambia colore, si abbronza come la pelle umana, si lucida e scurisce a seconda del diverso uso che ne fa il suo utilizzatore, ma difficilmente si rovina. È un materiale in divenire che si personalizza assomigliando sempre più al suo proprietario. Per curarla basta strofinarla con un panno di lana. Per ravvivarla spesso è sufficiente cera d’api. Questi sono i suoi pregi, ma per qualcuno potrebbero essere anche difetti. E’ un pellame vivo e difficilmente standardizzabile, molto artigianale, da interpretare, che richiede esperienza d’uso anche in fase di costruzione del prodotto finito. Probabilmente poco adatto alle produzioni industriali in serie.
Perché preferire un oggetto in pelle conciato al vegetale?
La pelle conciata al vegetale assorbe le tracce del nostro vissuto. Si modifica, matura, invecchia in modo naturale. Ed è proprio per questo che diviene ogni giorno più bella, più vera, più nostra. Gli oggetti prodotti con questo materiale sono irrinunciabili compagni di viaggio, duraturi serbatoi di memoria e di emozioni. La loro malleabilità nel corso del tempo li porta a diventare sempre più personali, unici, esclusivi.
Da dove nacque l’idea di fondare un’associazione e che vantaggi comporta?
Il Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale è composto da 22 concerie artigiane toscane, l’una concorrente dell’altra, unite da oltre 20 anni per promuovere, sul mercato mondiale, un prodotto di nicchia quale la pelle conciata al vegetale. Nel 1994 undici piccoli imprenditori toscani che producevano pelle conciata al vegetale decisero di unire le loro forze, guidati dalla volontà comune di proteggere la loro tradizione artigianale e determinati a raccontare come l’ingegno e l’operosità toscani siano una saldatura ideale fra passato, presente e futuro. Per le realtà come i nostri associati, che hanno possibilità limitate sia a livello finanziario che di tempo, l’associazionismo è la forma che permette di essere maggiormente incisivi sia sul mercato che nella comunicazione.
Cos’ è cambiato dopo la creazione del Consorzio?
L’obiettivo del Consorzio era e rimane insegnare e far comprendere che i nostri pellami nascono sul territorio e ad esso sono strettamente legati. Interagiscono con il clima e le stagioni, con i colori e le forme delle nostre campagne, con la forte personalità dei nostri caratteri. Ma non solo perché il Consorzio si è posto l’obiettivo di tutelare un’eccellenza del Made in Tuscany: proprio per questo è stato creato il marchio di qualità “Pelle Conciata al Vegetale in Toscana”, un marchio che garantisce la qualità di un prodotto ottenuto, come da tradizione, con una lavorazione prevalentemente artigianale e manuale, di un materiale prodotto completamente in Toscana, in impianti a norma, con piena garanzia della tutela dei lavoratori e con il rispetto per la sostenibilità ambientale. Ed infine la comunicazione. Perché per affermare un brand che riunisce piccole aziende artigiane è necessario creare la cultura di un prodotto unico e di valore come il nostro attraverso una comunicazione mirata ed in grado di raccontare la tradizione, la storia ed il territorio oltre al prodotto stesso.
Qual è l’importanza del Disciplinare Tecnico di Produzione?
Riconoscere i diversi tipi di pelle non è facile, spesso è impossibile per un consumatore senza specifiche conoscenze tecniche. Per riconoscere la Pelle Conciata al Vegetale in Toscana, il Consorzio Vera Pelle Italiana Conciata al Vegetale ha registrato un marchio di prodotto collegato ad un Disciplinare di Produzione che le concerie associate sono obbligate a rispettare.
La pelle certificata dal consorzio, quando diventa prodotto finito (borse, scarpe, accessori in genere) può essere accompagnata da un cartellino di garanzia contrassegnato dal marchio di prodotto del consorzio e da un codice alfanumerico che ne permette la tracciabilità. Quindi il consumatore che acquista un prodotto con il cartellino di garanzia sarà sicuro che quel prodotto è fatto con un materiale che rispetta gli standard del Disciplinare di Produzione del Consorzio: il materiale è vera pelle, conciata con estratti vegetali e prodotta interamente in Toscana, secondo le normative di legge italiane, in un distretto all’avanguardia per qualità del prodotto, tutela dei lavoratori e attenzione per l’impatto ambientale.
Ringraziamo il Consorzio per averci gentilmente concesso questa intervista.
Antonella Sansone
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